Come nasce una mostra – “L’Atteso”, Mike Nelson

Quando

21 mag 20

giovedì 21 maggio '20

Prezzo

Gratis

Dove

Officine Nord

Come nasce una mostra - L'Atteso, Mike Nelson
Immagini e video inediti per raccontare le fasi che caratterizzano i momenti che precedono l’inaugurazione di una mostra.



Samuele Piazza, curatore delle OGR Torino vi porterà a novembre 2018 quando inauguravamo la mostra “L'Atteso” di Mike Nelson, durante i giorni di Artissima di quell’anno.

“In quella data si concludeva una lunga marcia contro il tempo iniziata ad agosto di quell’anno, perché come molti di voi ricorderanno il 14 agosto di quell’anno, crolla il ponte Morandi e quella tragedia ha impattato il futuro della mostra perché dopo mesi di discussione eravamo arrivati alla definizione di quello che doveva essere l'intervento di Mike in Binario 1, che era questa lunga strada sospesa su dei cavi di ferro, e ovviamente quando abbiamo visto al telegiornale le immagini della tragedia del ponte,  abbiamo subito pensato che non fosse il caso di usare un'immagine così carica a così breve distanza da quel fatto. E quindi ricordo di essere andato al computer per scrivere una mail all’artista per dirgli che forse dovevamo ripensare il progetto, solo per rendermi conto che lui stesso mi aveva già scritto dicendo: dobbiamo ripensare alla cosa.

Quindi in quei giorni è iniziato uno scambio a distanza prima, e poi in presenza, per ridefinire completamente il progetto, e siamo arrivati a quello che spero molti di voi siano riusciti a vedere di persona, ovvero questa grande installazione ambientale che ricreava all'interno del binario una sorta di Drive In o di parcheggio abbandonato.

Vi lascio immaginare che la grande sfida in poco tempo sia stato trovare i materiali, gli elementi presenti sono pochi ma difficili da trovare, in primis le macchine, perché forse non tutti sanno che le macchine una volta tolte dalla strada diventano rifiuti pericolosi e quindi c'è stata una bonifica delle macchine utilizzate, che sono state raccimolate nei vari sfascia carrozza della città e vi lascio immaginare quanta sia la vita media di una macchina all'interno degli sfascia carrozze: ovviamente se la macchina è in pessime condizioni questa viene distrutta, se è in buone condizioni viene smontata e le parti buone rientrano nel mercato. Quindi trovare macchine che avessero l’estetica che stavamo cercando e che fossero in buone condizioni non è stato veramente facile. Poi si trattava di far entrare nello spazio oltre 180 tonnellate di macerie, di rifiuti accuratamente selezionati dall’artista per essere un match il più perfetto possibile delle pareti della struttura stessa e vi lascio immaginare la faccia dei nostri responsabili della sicurezza quando abbiamo presentato il progetto, e quindi anche l’intensa mediazione per rendere possibile una cosa che pur nell’apparente banalità, è una vera e propria opera di Land art per interno, e poi tutta una serie di oggetti che l'artista stesso ha collezionato nei mesi che è stato a Torino nei vari mercatini delle pulci, ricreando biografie fittizie per ogni “abitante” della macchina.

Penso che ciò che ha reso unica l'esperienza delle persone che entravano in questo spazio sia stato il fatto che l'artista abbia passato così tanto tempo all'interno delle OGR, che abbia in un qualche modo costruito un cosmo che avesse un senso perfetto in ogni suo dettaglio, e lo spazio in cui la gente entrava era uno spazio mentale perfettamente ricostruito.

È interessante perché mi capita spesso in questi giorni di ripensare a questa installazione e se è chiaro che sin dall'inizio quello che viene offerto agli spettatori era una suggestione che poteva essere interpretata in mille modi diversi, il momento che stiamo vivendo forse ne aggiunge una  che all'epoca nessuno avrebbe pensato, quindi di questa umanità congelata, in qualche modo isolata all'interno di queste teche, che sono poi le macchine stesse, all’epoca potevano sembrare quasi un set da fantascienza, in cui per qualche tragedia nucleare o climatica l’umanità fosse scomparsa, forse ad oggi la prima lettura di chiunque approcci questo lavoro potrebbe essere un’altra.

Un'altra cosa che mi piace raccontare è come l’artista stesso sia stato, insieme ai due suoi assistenti David Jones e Stuart Middleton, nonostante siano stati una squadra così ristretta, sono stati veramente loro a realizzare le grandi sculture, a prendere cariole e cariole di macerie e quindi a lavorare proprio alla realizzazione pratica, e questa è una cosa che sicuramente ha dato un valore aggiunto al lavoro ma che è inusuale e effettivamente lavorando in quei giorni era molto divertente quando per esempio le signore delle pulizie che vedevano l’evolvere dell’installazione ci chiedevano come mai l’artista non fosse ancora presente, non pensando che il signore che stava prendendo macerie, nella polvere, scavando i cunicoli per quelli che sarebbero stati i cavi che avrebbero dato elettricità alle macchine, era in verità l’artista stesso, essendo più abituati ad artisti che controllano che l’installazione segua il loro volere.

Spero che tanti di voi siano riusciti a vederla dal vivo perché se è vero che nessuna opera d'arte merita in una visione mediata, questo è ancora più vero per uno spazio del genere, appunto pensato totalmente come un’esperienza immersiva per lo spettatore quindi, nonostante esistano delle bellissime fotografie di Andrea Rossetti che sono state riunite nella pubblicazione che raccontano in qualche modo, in un libro d'artista l’installazione stessa, difficilmente l’esperienza di essere in quello spazio viene sostituita dalla documentazione che ha proprio per questo deciso di diventare una narrazione altra, delle fonti vere e immaginarie di questo lavoro, e che vi invito a sfogliare come testimonianza di quello che è stato fatto.”

 

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Il progetto nasce nell'ambito del progetto OGR is digital: le OGR Torino si raccontano attraverso contenuti inediti e attività per il pubblico. Con lo sguardo rivolto al futuro, le OGR intendono narrare la vocazione che ne compone e definisce le molteplici anime culturali. Non solo arte, musica e tecnologia, ma anche il rapporto e l’interazione con il pubblico, al centro degli spazi sia fisici che virtuali.

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